2019/Tuscia
2019/TRIP IN TUSCIA
Nell’incessante pioggia di uno dissennato autunno, puntiamo il muso dell’auto verso sud alla ricerca di sole, pietra, storia e di qualcosa di inedito. Nel tentativo di dar una forma alla nostra idea, mandiamo un paio di messaggi a persone che fi no a quel momento erano solo un Nickname o un immagine profi lo nel marasma della rete. In poco meno di un ora arriva la risposta: qui c’è quello che state cercando… --- 600 km nel cuore della notte ci fanno risvegliare nel centro della Tuscia, alle porte della città di Brancaleone e ad attenderci c’è Pedro: valoroso alfi ere dell’armata Sadomasoclimb, devoto alla spazzola, all’avventura e quelle esperienze che trasformano l’arrampicata di tutti i giorni in qualcosa di raro e creativo. Pedro e l’associazione Sadomasoclimb, sono un gruppo di arrampicatori come tanti altri, con in più quella voglia di distinguersi non solo per il livello d’arrampicata ma anche per l’iniziativa. Le loro azioni si esprimono con la richiodatura e la salvaguardia di alcune falesie della zona romana oltre alla ricerca di nuove forme d’arrampicata, in un territorio che da quel punto di vista è a digiuno. L’arrampicata tradizionale, utilizzata principalmente sulle pareti del Gransasso, raramente ha lambito quote più basse se non grazie a loro e a pochi altri che proprio nella Tuscia hanno sperimentato l’approccio Britannico all’arrampicata sportiva. Il Peperino grigio è una roccia vulcanica che si trova qui e sull’isola di Pasqua. A testimonianza di questo il Moai costruito da 11 indigeni venuti dall’isola del pacifi co alla ricerca di una pietra simile. Questa pietra, oltre ad avere tacche e buchi che come dicono qui “mozzicano”, a volte si apre in “crepe” spesso irregolari e complicate, dove piazzare le protezioni può diventare una scienza oltre che ad un gioco d’azzardo. Nonostante queste diffi coltà, la voglia di condire l’arrampicata con nuovi ingredienti, ha spinto i sadomaso alla ricerca di alcune linee trad tra i boschi di Bomarzo e Vitorchiano. --- Dopo una prima giornata in cui abbiamo onorato le “linee indigene” ci siamo sistemati nel centro del borgo Medioevale ed affacciandoci da una delle terrazze che si aprono sulla valle, abbiamo scoperto che proprio sotto le mura si nascondeva un vero e proprio parco giochi. Il giorno successivo, con il diradare delle nebbie mattutine ci siamo avvicinati alla fascia di pietra su cui poggiano le mura delle abitazioni del borgo, ma appena saliti in giostra lungo la linea più evidente (una perfetta fessura di mano che sugli ultimi metri si apre a pugno) compare dal terrazzo un integerrimo agente della polizia municipale, che invitandoci a scendere sembra porre fi ne al giochetto della giornata. Nel tempo che ci prepariamo a respingere l’attacco, raccogliendo le poche idee e parole che potessero giustifi care il nostro tentativo d’assedio a Vitorchiano, compare come un cavaliere l’assessore al turismo che, avvertito da un cittadino, si dirige verso di noi a braccia aperte chiedendoci se tutto intorno alla rocca si potesse arrampicare per aggiungere cosi un ulteriore attrazione turistica al borgo medievale In poco meno di 5 minuti sotterriamo l’ascia di guerra con la municipale e diamo vita ad un rapido “clinic” sull’uso delle protezioni amovibili. A questo punto, con il lasciapassare delle autorità la giornata scorre “spensierata” e al termine assediamo la rocca lungo le 4 evidenti fessure. Sulla pietra, non abbiamo lasciato nulla se non i segni di magnesite. Le soste sono rappresentate da fi ttoni cementati che erano già presenti sul posto, al fi ne di tendere un cavo d’acciaio di cui ci viene diffi cile capirne il signifi cato…. To be continued? Boh… Lo sapremo dopo l’esito delle elezioni per la nuova giunta. Viva il sindaco!